Madonna delle galline. Una storia di storie di vita

A Maria le si sono illuminati gli occhi quando le ho chiesto di raccontarmi il motivo per il quale la “Festa della Madonna delle galline” si chiamasse proprio così.

Ero a Pagani (per il secondo giorno consecutivo), stavo prendendo parte ad una delle feste popolari più belle e caratteristiche alle quali avessi mai partecipato e già avevo sentito quella storia mille volte. Eppure è stato più forte di me. Volevo ascoltare la versione di quella simpatica signora sui novanta che fremeva dalla voglia di dirmi tutto ciò che sapeva a riguardo.

E così, mentre aspettavamo che la statua della Madonna arrivasse fuori la cattedrale di S. Alfonso per il consueto rito dello scambio dei doni, durante il quale, il Santo,  offre dei colombi alla Madonna che ricambia con delle galline, Maria ha iniziato, con fare entusiasta, la sua splendida narrazione.

26270436745_207df42072_o

A quanto pare, la Madonna che tutto il paese stava festeggiando, non apparteneva originariamente a Pagani. In un tempo che Maria ha definito come “molto lontano” quel quadro raffigurante la Madonna del Carmine era custodito nel  paese di Tramonti.  I suoi abitanti, però, non Le dedicavano il giusto rispetto e la giusta devozione. Così, a seguito di un violento temporale, quello stesso quadro è arrivato a Pagani e, sommerso dal fango, è rimasto sepolto in un pollaio, fino quando delle galline non l’hanno riportato alla luce.

Tutto ciò era avvenuto durante l’ottava  di Pasqua e da allora, ogni anno, si tenevano i festeggiamenti in onore di questo avvenimento.

Maria continuava a sorridermi e a dirmi che, forse, da “forestiera”, non riuscivo a capire l’importanza di quell’avvenimento, ma che per lei e per tutti i suoi compaesani, si trattava di una festa molto sentita che attendevano con impazienza tutti gli anni.

Era la versione più fantasiosa e completa che avessi mai ascoltato.

In molti mi avevano parlato di questo evento religioso misto a folklore e tradizione, durante il quale, gente proveniente da ogni dove, si recava in questo paese in provincia di Salerno per vivere un’ esperienza unica che passava dal mistico al surreale. Quattro giorni intensi in cui vecchi, bambini, madri e adolescenti, uniti da un forte sentimento comune, danzano, senza sosta, con tamburelli e nacchere per le strade e i Toselli di questa città.

Sono andata a Pagani spinta da una forte curiosità e dall’amore che nutro verso la tradizione e le feste popolari, ma tutto ciò che ho vissuto è andato ben oltre la danza.

Oltre la religione, il vino e la musica. Oltre qualsiasi tipo di immaginazione e aspettativa.

A Pagani, durante quei due giorni, ho riscoperto l’amore per la vita.

Quel senso di attaccamento e appartenenza alla nostra terra che mi ha fatto gioire di essere campana ridimensionando la mia voglia di fuga da questo Paese.

Durante il primo pomeriggio di sabato non c’era quasi nessuno per le strade. I Toselli (cortili privati allestiti ad hoc per la Madonna, nei quali, di sera, si vende vino e cibo locale) erano semi-deserti e tutto era in fase di allestimento.

Così, senza saperlo e senza che ce ne rendessimo conto, io e Giovanna abbiamo assistito alla preparazione della festa che poi,  si è rivelata più bella della festa stessa.

Una sorta di “Sabato del villaggio” leopardiano che ci ha portato a vivere, insieme agli abitanti del posto, l’attesa e l’ansia per un evento di estrema importanza al quale si stavano preparando da mesi.

 Abbiamo parlato con chi, in quei cortili, ci viveva davvero e non vedeva l’ora di raccontarci la sua storia.

Da quel momento in poi, si è innescato in me un meccanismo irrefrenabile, una voglia di conoscere quella gente così disponibile e cordiale che mi ha portato a vivere una delle più belle esperienze della mia vita.

Ed è di quella gente che voglio scrivere.  Voglio raccontare le loro storie, che un po’ ora, sono anche le mie.

Sarà una sorta di omaggio personale che voglio dedicare a chi mi ha spalancato le porte di casa sua e mi ha arricchito con racconti, aneddoti e storie di vita vissuta.

Voglio scrivere della naturalezza con la quale Mimmo mi ha fatto sedere al tavolo con la sua famiglia, mi ha dato da mangiare e da bere. E vi assicuro che quel salame, quelle olive di Paestum, quei tagliolini all’uovo, avevano il sapore della concordia.

Tutto, dal primo all’ultimo gesto, era fatto col cuore.

Mimmo

Come i carciofi del signor Bernardo. Coltivati con un particolare cappellino di terra cotta e arrostiti con cura, che li rendevano la cosa più squisita del mondo. Mi sono leccata le dita più volte e ancora ricordo il loro sapore intenso.

Vorrei dirvi del “fratello di Franco” che, con gli occhi pieni di commozione e ammirazione mi parlava di uno dei personaggi più famosi di Pagani. Colui al quale si doveva tutto ciò che esiste oggi. Colui che ha iniziato questa straordinaria tradizione fatta di musica e balli popolari. Franco Tiano: il menestrello dell’amore.  Scomparso qualche tempo fa, ma che continua a vivere oggi nei racconti della gente.

26278340965_221eb39175_o

Voglio bene a Franco come se l’avessi conosciuto e voglio bene a “Peppe e’ Susanna” che alla mia richiesta di prendere dalla tavola un tarallo mi ha detto: “a tavola non si dice mangia, a letto non si dice dormi. Ognuno fa quello che cazzo vuole”.

Peppe

E gli voglio bene perché è un poeta contemporaneo e mi ha regalato mille perle di saggezza. Una dietro l’altra. A raffica, senza pensarci molto.

L’ho guardato tutta la sera con ammirazione e ho voluto fare un brindisi a lui e alla sua gente, dopo il quale, Peppe, mi ha detto che lì sarei stata sempre la benvenuta.

E lo stesso è successo con Alberto, che tutti chiamavano “lo zio”.

Un signore che, durante il pomeriggio di sabato, ha insistito affinché lui mi potesse offrire qualcosa. Per la mia simpatia, diceva. Era un modo per ringraziarmi di essere stata con loro, di avergli dedicato del tempo.

Alberto

In realtà ero io che dovevo ringraziarlo.

A lui e ad Arturo, simpatico vecchietto, che si è perfino scusato per essere analfabeta.

26203567561_0406af2d43_o

E vorrei dire mille volte grazie ancora anche a Matteo.

Diceva di fare l’agente di viaggio, ma io l’ho conosciuto nel Tosello degli artisti che suonava una zampogna, “suo primo e unico amore”, e sorrideva.

Matteo

Io non credo di aver mai visto tanta gente allegra, gentile, disponibile e simpatica tutta insieme.

Si percepiva nell’aria l’allegria della festa, la stanchezza del lavoro che c’era dietro tutta la preparazione di quel cibo gustoso e saporito, la gioia dei turisti, la soddisfazione degli abitanti. E conoscerli, uno per volta, è stato come vivere in una commedia di De Filippo. Tutto era paradossale e, allo stesso tempo, semplice e genuino

E mi sono sentita ignorante e povera rispetto a quelle persone che, in due giorni, con i loro sorrisi e i loro abbracci mi hanno insegnato la vita, mi hanno insegnato l’amore.

Ps. Potete vedere qui gli altri meravigliosi scatti di Giovanna:

Consigli utili:

  • Il prossimo anno non fatevi sfuggire quest’evento meraviglioso. Ricordatevi che le date cambiano di volta in volta perché la festa dura dal venerdì dell’ottava di Pasqua fino al lunedì successivo.
  • Di domenica mattina la Madonna viene portata in processione per il paese fino alla sera e, per tutto il giorno, potrete vedere migliaia di persone che si riversano nelle strade per omaggiare la statuta, offrendo alla Madonna doni e avvicinando ad essa i nenonati. Vi consiglio di segurla anche solo per pochi metri perché potrete vivere un’esperienza meravigliosa che va al di là della religione stessa.
  • Andate nella villa principale dal tardo pomeriggio in poi. Questo posto infatti, si trasforma in una piccola woodstock, soprattutto la domenica. Fatevi travolgere dal suono dei tamburelli, delle nacchere e dalla danza sfrenata.

Budget totale: 20 €. (Costo della benzina e autostrada, per due giorni)

 

Precedente Nella casa degli Dei Successivo Madonna delle galline: la gallery