Madonna delle Galline. Due anni dopo

Treno in arrivo al binario uno. Allontanarsi dalla linea gialla…

Nella stazione di Napoli (Piazza Garibaldi) la voce registrata della signorina Trenitalia colpisce le pareti della galleria e rimbomba tutt’intorno. Nonostante io abbia affrontato già diverse ore di viaggio e altrettante dovrò affrontarne ancora, mi sento molto leggera, carica, eccitata solo all’idea di poter tornare in uno dei miei tanti luoghi del cuore.

Il treno, molto vecchio con le rotaie arrugginite di quelli in uso negli anni ’90 con i graffiti sui vagoni e i finestrini che si abbassano, arriva e parte, sorprendentemente, in orario. Un ultimo breve viaggio mi separa dalla meta.  Un’ora sola e sarò di nuovo a Pagani.

La stazione di arrivo, molto piccola e nascosta, è a pochi passi dal centro della città. Fortunatamente.

A due anni di distanza dalla prima volta, la città in provincia di Salerno sede della festa popolare più bella del mondo è rimasta uguale. Identici i toselli, identiche le stradine, i balconi, i cortili, la gente.

Tutto-in-una-notte

Il suono delle castagnette, dei canti popolari e delle tammorre mi guida per i vicoli della città e il buon profumo di carciofi arrostiti mi permette di immergermi in quell’atmosfera totalizzante e primordiale che solo un evento come questo può ricreare.

In queste ore tutto è concesso e tutto viene perdonato. Il paganesimo si fonde con la cristianità, i vecchi ballano con i bambini, l’oriente dialoga e si confronta con l’occidente, i ricchi mangiano con i poveri e le razze non esistono. O meglio, ne esiste una sola: quella umana.

Ogni tipo di forma assunta convenzionalmente per piacere alla società viene fatta a pezzi, distrutta e gettata via.

Siamo finalmente liberi.

Nudi.

Disarmati di fronte alla spontaneità delle persone.

E ci abbracciamo senza conoscerti, ascoltiamo le storie dell’uno e poi dell’altro per il piacere di farlo, accettiamo vino che ci viene offerto per la gioia di poter brindare insieme, ci sentiamo in diritto di poter essere ciò che vogliamo.

Alla mercificazione dell’arte, al consumismo dilagante, all’alienazione del genere umano vi si oppone la sublime vitalità dell’amore, dell’unione e della condivisione unico e vero collante tra le genti capace di creare un file rouge sottile e imprescindibile.

È così che trascorro l’intera notte. Sopraffatta dai miei istinti e dalle mie pulsioni sento di avere più forza di quanto non ne avessi prima e, all’alba, mi rimetto in viaggio con la consapevolezza che, se davvero c’è qualcosa per cui vale la pena vivere, la Festa della Madonna delle galline è di sicuro fra queste.

Siamo in arrivo alla stazione di Bologna centrale…

Precedente Giù alla Gaiola