Sic est

Col il bicchiere nella mano sinistra, la borsa nella destra e il mio solito atteggiamento stralunato di chi ha la testa altrove, mi lascio l’università alle spalle e scendo verso l’aula studio sperando di poter riuscire a completare il primo capitolo della tesi.  Da lontano un uomo di mezza età mi si avvicina, mi guarda negli occhi e mi dice: grazie per il caffè. Ne avevo voglia.

Io non lo conosco, non l’ho mai visto prima e non so esattamente cosa rispondere ma gli porgo il bicchiere. Lui mi dice che sta scherzando, che si è fermato perché lo hanno colpito i miei occhi tristi e infine mi chiede come mi chiamo.

Angela è un bel nome. Una volta ho scritto una poesia che si intitolava così.

Inizia a recitarla. Io resto zitta, senza pensare a nulla e lo ascolto. Finiti i versi, senza che io possa proferire parola, mi dice: Angela, ricorda sempre che la cosa più importante nella vita è capire e farsi capire.

Sono passati quasi tre anni da quell’incontro. Non l’ho mai più visto né ho mai saputo il suo nome eppure non ho mai smesso di pensare alle sue parole.

Capire, nel senso di provare a comprendere con l’aiuto dell’intelletto è un verbo che avevo molto a cuore. C’ero affezionata perché non sono mai riuscita ad accettare che le cose siano così e basta. Così doveva andare, così deve essere, così è.

Mi dicevo… E le sfumature? La poesia in alcuni gesti, la bellezza dei piccoli dettagli, il senso profondo delle cose? Cos’è che ci resta se sottraiamo tutto questo alla vita? Solo una serie di eventi che si susseguono senza un preciso motivo trovandoci  totalmente indifferenti,  fermi e sterili.

Eppure oggi qualcosa è cambiato.

Perché mi trovo esattamente indifferente al tempo che passa, ferma a fissare il vuoto e arida dentro. Non è più importante dare una spiegazione agli eventi, non è più necessario capire il perché delle cose, non servono più le notti insonni e i miei voli pindarici che mi portavano sempre ad una soluzione.

Mollare la presa e lasciarsi cadere nel vuoto ora assume lo stesso valore che, tempo fa, aveva per me la voglia di capire.

Vorrei poterlo rincontrare quel signore, dirgli che si sbagliava e che, in alcuni casi, l’unica cosa che c’è da fare è andare e lasciare andare.

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