Cascate, felci tropicali e ruderi nella Valle delle Ferriere

Pontone. Frazione di Scala.

Pontone, piccolo borgo collinare, chiamato anche “scalella” dai locali, che però io ricorderò per sempre come “il paese che non esiste”. Essì. Perché prima di riuscire a capire dove fosse e come arrivarci, ci siamo persi più volte e a nulla è servito il navigatore che, mollando la spugna fin da subito, ci ha lasciati in balia delle pecorelle, dei pastori e dei ciclisti incontrati lungo il percorso.

PONTONE

Riusciti a raggiungerlo grazie al metodo tradizionale del “chiedere a raffica ai passanti”, questo pittoresco paesino a circa 220 metri sul livello del mare, ci ha regalato fin da subito grandi emozioni.

Con i suoi vicoletti stretti, le case che si fondevano con il paesaggio roccioso e gli antichi strumenti da lavoro posti per strada mi sembrava quasi di essere a “Frittole”. Aspettavo solo che spuntasse qualcuno all’improvviso e mi dicesse che eravamo nel “mille e quattrocento, quasi mille e cinque”.

Da qui si ha una splendida vista su Amalfi e sul monte Aureo che divide quest’ultima da Atrani (che nel mio immaginario è un posto straordinariamente romantico essendo il più piccolo comune italiano per superfice). E sempre da qui, è iniziato il nostro viaggio nella Valle delle Ferriere.

AmalfiChiamata così perché famosa, in epoca medievale, per la lavorazione del ferro, oggi fa parte delle riserve naturali protette ed è conosciuta anche come la Valle dei Mulini per la presenza di antiche cartiere.

L’intero percorso è lungo circa 6 km e ha il suo punto d’arrivo nel cuore di Amalfi.

12754991_10204269477297072_521781437_oLa natura, come una nonna gentile e premurosa, mi ha accolto a casa sua e io mi sono lasciata avvolgere e coccolare dal suo abbraccio. Riuscivo a sentire la pace.

Ero in uno dei posti più belli da vedere e da respirare che io avessi mai visitato.

12746534_10204269495857536_370928699_nIl torrente Canneto che mi seguiva e mi teneva compagnia ad ogni passo, le piccole cascate, i ruderi e un microclima particolarissimo, mi hanno proiettato in un’altra dimensione. Mi sarebbe piaciuto tuffarmi nelle piccole piscine naturali che il Canneto creava, giocare con l’acqua, rinfrescarmi il viso, tornare bambina. Ma mi è mancata quella buona dose di incoscienza necessaria per immergermi nell’acqua gelida in un bosco umidissimo, di un giorno di sole nel bel mezzo del mese di Febbraio.

Incoscienza che però di sicuro non mancava ad un gruppo di ragazzi, incontrati lungo il cammino, i quali, muniti di fornacella e vino, stavano consumando un ricco banchetto degno dei più grandi orgnanizzatori di paquette al mondo. Ah se solo ci avessero notati…

Proseguendo, un po’ amareggiati dal mancato invito, lungo la valle, grazie ad una piccola deviazione dal percorso tracciato, ci siamo imbattuti nella Riserva Naturale Orientata.

12596287_10204269490257396_33380032_n Qui, in questo malinconico paesaggio tropicale la natura incontaminata libera di esprimersi in tutte le sue forme, i suoi profumi, i suoi colori, sembra essersi presa la sua rivincita sul mondo intero.

È così che mi immagino l’Eden.

12782292_10204269499137618_1150648686_nOltre ad essere un luogo incantato possibile ambientazione di un film di fantascienza è anche un posto di estrema importanza dal punto di vista vista botanico. Nella riserva è presente, infatti, la rarissima Woodwardia radicans, una particolare felce con le fogli lunghe quasi tre metri che è riuscita a sopravvivere alle glaciazioni. Straordinari esemplari ad un passo dall’estinzione che combattono contro il tempo.

Come anche la salamadrina dagli occhiali, un particolare anfibio presente solo nel sud Italia, che, però, non sono riuscita a vedere perché, dicono, particolarmente timido.

Me la immagino che si nasconde sotto le rocce ogni volta che sente il rumore dei passi di turisti curiosi.

12784241_10204269503217720_1029819571_nNell’ultimo tratto del percorso ci siamo imbattuti nei ruderi delle cartiere. Queste, che non hanno saputo tenere il passo con la tecnologia e la spietata concorrenza, funzionarono fino alla prima metà del ‘900 e vennero spazzate letteralmente via dall’alluvione del 1954.

12782198_10204269506857811_1505771371_nOra sono rimasti solo ruderi a ricordarci di come poteva essere un tempo la valle. Sempre in fermento e al lavoro, questa zona, infatti, era un importante polo industriale anche se difficile oggi da immaginare.

Oggi, che domina un silenzio assordante e la natura si è ripreso ciò che è suo ingoiando le cartiere e rendendole parte di essa.

Consigli:

  • Pontone è un borgo medievale molto caratteristico. Consiglio una passeggiata all’interno di esso prima di intraprendere il sentiero.
  • Il sentiero è segnato e facile da percorrere e non prevede alcun pedaggio da pagare, ma consiglio sempre di prenotare una guida. Potete farlo qui: Cartotrekking Amalfi Coast. Senza di essa, inoltre, non potrete entrare nella Riserva Integrale dove crescono gli ultimi esemplari della Woodwardia radicans. L’ingresso a questa area, infatti, necessita di un particolare permesso.
  • Il sentiero è percorribile tutto l’anno. Consiglio la primavera o l’estate per poter fare anche un bel bagno rigenerante nel torrente.
  • Alla fine del percorso, lungo l’ultimo tratto di sentiero che porta ad Amalfi fermatevi ad ammirare, anche se in lontananza, la Torre dello Ziro. Un edificio avvolto dal Mistero e da leggende. Pare, infatti, che vi fu rinchiusa Giovanna d’Aragona, meglio conosciuta come Giovanna la Pazza, lasciata nella torre a morire di stenti insieme ai figli per mettere a tacere uno scandalo.
  • Se avete tempo, arrivati ad Amallfi, andate a visitare il Museo della Carta.

Budget totale: 20 € (compreso di benzina, autostrada, costo della guida e gelato amalfitano)

Precedente La caccia ai tesori di Napoli Successivo Frascati: piccola perla dei Castelli Romani