Castel Sant’Elmo e la finestra sul golfo

Mi piace vedere le cose dall’alto. Cambiare prospettiva mi permette di analizzare i fatti sotto diversi aspetti e spesso di trovare soluzioni nuove. Anche la matassa più ingarbugliata può sembrare facilmente risolvibile se vista dall’alto e, al contrario, una cosa estremamente semplice può apparire contorta e complicata se ci si è dentro fino all’osso. Ricordo perfettamente la sensazione di disagio e caos che provai qualche anno fa a Tokyo al centro del famoso incrocio a Shibuya. Miliardi di persone che sembravano camminarti addosso solo perché io, da turista, non conoscevo i loro ritmi e la loro coordinazione.

Ed è anche per questo che ora sono qui in questa tiepida domenica di sole a godermi e a respirare questo bellissimo panorama.

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Da Castel Sant’Elmo, Napoli appare silenziosa, elegante, raffinata. Quasi perfetta.

Più si sale più si riesce ad arrivare lontani con lo sguardo. Sapaccanapoli, centro direzionale, centro storico, il Vesuvio, padrone e custode della città, l’intero golfo e il mare, così calmo che rilascia, lentamente, serotonina solo a guardarlo…

Non esiste visuale più bella sull’intera città.

spaccanapoliTrecentosessanta gradi che abbracciano terra e mare.

Dal terrazzo, Capri è davanti ai miei occhi. L’isola, che l’intero mondo ci invidia, spicca in lontananza in tutto il suo fascino e ti ammalia col suo canto, come una sirena. La guardo con ammirazione anche se è sempre stata un po’ troppo spocchiosa e vanitosa per i miei gusti. È anche per questo che ho sempre preferito Procida.  Molto più piccola, discreta e umile come isola. La più piccolina delle tre. Eppure la più bella, l’unica capace di farmi battere il cuore in ogni stagione.

Mi siedo su uno dei tanti gradini del castello. Respiro e aspetto.

Il sole cala piano su di essa regalandomi una bellissima siluette dell’isola da fotografare.

tramonto2In un attimo, riemergono ferocemente le mie ansie, le paure, le assenze, i vuoti e tutto ciò che mi rende umana e fragile.

Bisognerebbe mancarsi di meno, amarsi di più.

Ricalcolare i rischi come quando si prendono strade diverse da quelle indicate da Google maps e lo si manda totalmente in crisi. Ecco. Bisognerebbe perdersi di più e godersi tutte le sfumature racchiuse in questa sensazione di smarrimento. Proprio come quando ti ritrovi davanti ad un tramonto come questo. Nemmeno poi così perfetto perché il cielo non è terso e le nuvole lasciano al sole, solo piccoli spazi. Eppure qualche raggio riesce a filtrare ugualmente creando bellissimi giochi di luci e colori.

Bisognerebbe piangere ed emozionarsi di più, fingere e trattenersi di meno.

Ero venuta fin qua su per fare ordine. Perché da qui anche Napoli sembra perfetta. E le cose appaiono più chiare e lucide. Ma la perfezione non esiste e quando esiste è così finta da far rabbia. Tipo le bomboniere che mia madre aveva in quella vetrinetta di cristallo intoccabile. Fissa lì al muro l’ho sempre un po’ disprezzata.

Ed è pensando all’inutilità di quella vetrinetta che la città partenopea mi riappare stupenda proprio perché piena di piccole grandi imperfezioni. Come questo tramonto, come le nostre splendide vite.

E me ne vado via benedicendo la confusione che ho dentro, che mi spinge ogni giorno a cercare la bellezza nei dettagli, a scalare le montagne per cercare il punto più alto, a mettere a posto per poi distruggere di nuovo tutto per la sana e continua voglia di non fermarmi mai.

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